12 giugno 2009

Museo Archeologico di Odessa

di Orlando Pandolfi

Archeological MuseumIl Museo Archeologico di Odessa è uno dei più antichi di Russia e nell'Unione Sovietica.
È stato fondato nel 1825 su iniziativa di un gruppo di intellettuali progressisti della città.
Inizialmente esso fu costituito raccogliendo una serie di piccole collezioni di oggetti de l'antiquité private ma con il tempo il Museo si è trasformato nella più importante raccolta di reperti archeologici relativi a tutta la storia delle coste settentrionali del Mar Nero.

Lo sviluppo del Museo è strettamente legato alla Società della Storia e delle Antichità di Odessa, fondata nel 1839, che per prima ottenne la concessione ufficiale di ricerca archeologica a sud della Russia.
A partire da questo periodo il Museo ha effettuato numerosi studi archeologici di questo territorio.
Le sale di esposizione ed i magazzini dei Museo sono ricchi di reperti rinvenuti questi studi.

Già nel 1839 il Museo aveva intrapreso una campagna di scavo di alcuni dei più interessanti monumenti di Leuche-isola dei Serpenti-isola Zmeinyj- dove è stato tra l'altro messo alla luce il santuario di Achille nel 1845, hanno quindi preso il via le ricerche nella città di Olbia.
Nel 1920, dopo la rivoluzione bolscevizca, il Museo è stato nazionalizzato e, durante le vicende belliche dell'ultimo conflitto mondiale, le sue collisioni hanno riportato ingenti danni. Solo al termine della guerra parte dei reperti, libri e manoscritti trafugati dalle forze di occupazione sono tornati al loro posto.

Attualmente il Museo è un grande centro di ricerche archeologiche nel sud-ovest dell'Ucraina, e possiede più di 150 mila pezzi di assoluto valore che formano una delle più grandi collezioni sulle coste settentrionali del Mar Nero. L`arco di storia russa coperto è vastissimo e va dal Paleolitico alle Russie Kiévienne.

Antique anchor reconstructionOltre a ciò il Museo presenta una notevole collezione di vasi, sculture e oggetti dell'antica Grecia e Roma, una raccolta di sculture cipriote e l'unica raccolta di reperti egiziani.
La collezione numismatica conta più di 50 mila monete di tutti i paesi e le epoche.
I ricercatori del museo sono attivamente impegnati nell'archeologia classica e sono pure presenti specialisti dell'età del bronzo.
Il Museo ha collaborato, in tempi recenti, nell'organizzazione di mostre dei propri reperti all'estero. Una di queste mostre si è tenuta nel 1976 a Marsiglia e costituisce il modello espositivo proposto dalla direzione del Museo all'attenzione del mondo culturale italiano.


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01 giugno 2009

Missione Zmeinyj 1991

di Orlando Pandolfi

Spedizione archeosub italo-sovietica nel Mar Nero. Per la prima volta l'Italia è chiamata a collaborare nel settore dalle autorità sovietiche

Archeoclub d`Italia-Antiqua-Missione Zmeinyj 1991-1Ambra diffusa tutto attorno alla chiglia della nave, acqua tesa da una insistente corrente e le sponde dell`Isola Zmeinyj, della sua baia settentrionale.

Se la nostra immaginazione aveva tratto indistinte visioni di sponde rocciose ed onde scure dalle foto in bianco e nero, consegnateci dagli Ucraini durante le numerose missioni preparatorie ad Odessa, la brezza del mattino svela ora il vero volto di questo ultimo lembo di terra sovietica al largo del delta del Danubio, nel Mar Nero.
La dolcezza ondulata dell'isola si frange in grandi dirupi a mezzogiorno mentre a ponente degrada e si intarsia in scogli frammisti a ciuffi sporadici di vegetazione. È giocoforza per noi italiani correre sul ponte di comando, ed osservare in silenzio il mare color ambra, luminescente, l'isola inospitale coperta da una selva di radar militari in rapido movimento, l'alto faro al vertice della radura.
La torbidità delle acque sembra sancire la fine ingloriosa di tante fatiche e speranze: in mezzo al rumore sordo delle macchine della nave e allo scroscio della catena dell'ancora data alla fonda le nostre speranze di lavorare in tranquillità, realizzando precisi rilevamenti archeosub e riprese videofotosub, sembrano frantumarsi.

Volgo lentamente il capo e guardo Luciano: insieme incontriamo Archeoclub d`Italia-Antiqua-Missione Zmeinyj 1991-2 gli occhi delusi di Lorenza.
I sovietici, nostri compagni di spedizione, escono anch'essi dal ventre della nave Tibya, ove hanno già organizzato i loro laboratori e predisposto le attrezzature.
I binocoli riescono a scorgere sulle sponde l'eccitazione che ha causato il nostro apparire all'orizzonte mentre un gigantesco elicottero sulla cui fusoliera spicca una netta stella rossa è immobile accanto agli acquartieramenti della guarnigione militare.

Per la prima volta si riunisce lo staff di coordinamento e sotto il telone steso su di un tavolo spartano si decide di immergersi non appena dall'isola giungerà il permesso del governatore militare: il comandante ed il primo ufficiale si alternano alla radio in attesa della risposta.

Juri Mourzin sceglie assieme a Volodia una coppia di sovietici che si affiancherà a me e Luciano per questa prima immersione della missione: l'acqua gialla segna al termometro 25'C, mentre intorno ai 10 metri il nostro scandaglio rileva una temperatura di appena 7'C.

I preparativi sono rallentati dalla latitanza del comando dell'isola che non risponde alle nostre chiamate radio, e la tensione cresce, lenita solo dalla programmazione dell'immersione e dalla curiosità dei sovietici che provano le attrezzature Seac che abbiamo portato loro in dono, eccetto i giubbetti equilibratori per i quali abbiamo in progetto un breve stage didattico nei tempi morti della spedizione.

Archeoclub d`Italia-Antiqua-Missione Zmeinyj 1991-3I sovietici insistono perché anche la nostra coppia proceda all'esplorazione legata con una sagola di tre metri, fissata ai polsi: al nostro rifiuto scuotono la testa, sicuri del fallimento della nostra immersione.

Solo diverse ore dopo il grande elicottero si solleva dal suolo dell'isola portando con sé un alto dignitario militare e la nostra barca appoggio può essere calata in mare assieme al più maneggevole gommone Eurovinil.

A bordo le nostre due coppie e gli assistenti di superficie tra cui Pavel, medico specializzato iperbarico
dell'ospedale di Odessa.
Di li a poco siamo vicini alla costa sul campo archeologico che avevo studiato a tavolino nelle dettagliate descrizioni dei sovietici.
Proviamo la custodia videosub Nimar e i fari mentre immergiamo le nostre maschere nel torbido e costatiamo come la visibilità sia praticamente nulla. I sovietici aspettano il nostro segnale e quindi scivoliamo nel caldo silenzio dell'acqua quasi fluviale, maledicendo le piene del Danubio.

Scendiamo a stretto contatto mentre la luminosità diffusa si trasforma in una nebbia sempre più scura e la temperatura cala rapidamente: i subacquei dell'AGAT-Navarex di Odessa sono scomparsi sprofondando negli inferi di quel mare a noi sconosciuto.
Il termoclino arriva improvviso, sconvolgente ed il corpo trema al fiotto dei 7'C.
Scivoliamo ancora e siamo nel buio assoluto, cosi lontani dal sole estivo che abbiamo lasciato in superficie.
Ci tocchiamo e all'unisono accendiamo gli illuminatori.
Si vede, la missione è salva! Le meduse lente, rada sospensione, il silenzio del nero. Strati immobili di acqua, freddo e stasi hanno sostituito il fango giallo dei primi metri.

Archeoclub d`Italia-Antiqua-Missione Zmeinyj 1991-4Ci segnaliamo felici, la telecamera comincia a riprendere mentre mi sento toccare sulla spalla dai subacquei sovietici che sono riapparsi guidati dalle nostre luci.

La lunga sagola chiara li collega e i loro occhi seguono felici i fasci di luce dei nostri illuminatori che rischiarano il mare profondo evidenziando il fondale ondulato ed infine un'ancora ammiragliato mascherata a malapena da organismi marini e sedimento.

Questa la cronaca della prima immersione della spedizione archeosub italo-sovietica Zmeinyj 91 che il Gruppo Subacqueo "Antonio Novi" dell'Archeoclub d'Italia ed il Navarex club di Odessa (Urss) hanno effettuato dal 14/6 al 30/6 1991 nelle acque del Mar Nero.

La spedizione Zmeinyj 91, prima di una serie di importantissime iniziative nell'ambito di un più complessivo accordo culturale triennale, è stata organizzata dai seguenti enti ed istituti:

– Gruppo Novi dell'Archeoclub d'Italia, Istituto Italiano di preistoria e protostoria e Servizio Tecnico
per l'Archeologia subacquea del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali (l'Italia) ;
– Agat-Navarex di Odessa, Università di Odessa, Museo Archeologico di Odessa (l'Unione Sovietica).

NOTE SINTETICHE
SULLA MISSIONE ZMEINYJ 1991


Organizzata e condotta da: Gruppo operativo subacqueo nazionale "Antonio Novi" dell'Archeoclub d'Italia, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Archeoclub d'Italia sede di Pisa

Accademia delle Scienze di Ucraina, Museo Archeologico di Odessa,
Agat – Navarex Odessa

Sedi Archeoclub d'Italia che hanno coadiuvato gli operatori del Gruppo Antonio Novi
Archeoclub d'ltalia Sedi di Pisa, Siena, Torino.

Essa è stata originata da una coraggiosa richiesta di supporto tecnico all'Archeoclub Archeoclub d`Italia-Antiqua-Missione Zmeinyj 1991-5 del Prof. S. Kravchenko, dell'Università di Odessa, Presidente dell'ass.culturale Agat e di Juri Mourzin, suo collaboratore e Presidente del Gruppo Sub Navarex.

La spedizione, che ha inaugurato la cooperazione internazionale archeosub in quelle acque, ha percorso ben 606 miglia nautiche nel Mar Nero, con arrivo e partenza dal porto di Odessa, raggiunta via terra con due minibus, attraversando Austria, Ungheria, Romania, Moldavia ed Ucraina.

Una nave appoggio (mv/Tibya Fedosia URSS) di 84 metri di lunghezza con 20 uomini di equipaggio e dotata di una completa dotazione di supporto alla ricerca archeosub ha permesso di effettuare la complessa prospezione.

Il team di ricerca era composto da 10 operatori italiani ed 8 sovietici, un interprete ed uno staff di coordinamento composto dal Dott. S.B. Ohotnikov (Responsabile Scientifico), dall'Ing. O. Pandolfi (Responsabile tecnico-operativo), da L. Di Lupo (coordinatore Video fotosub), dalla Dott.ssa L.Saracco (Coordinatrice Progetto Zmeinyj 91) e da J. Mourzin (Contatti autorità).

Sono stati attrezzati alcuni laboratori che hanno permesso di coprire le esigenze scientifiche della spedizione e di portare a termine ricerche biologiche, geologiche ed archeologiche, mentre i sovietici sono stati addestrati all'uso dell'attrezzatura italiana che gli è stata donata a fine missione.

Sono state eseguite ben 119 immersioni completamente documentate ad una profondità media di circa 20 metri.
La spedizione archeosub aveva comunque come primo obiettivo la prospezione di numerosi siti che mai prima erano stati controllati con le metodologie standard di ricerca archeologica subacquea.

Archeoclub d`Italia-Antiqua-Missione Zmeinyj 1991-6Il lavoro svolto presso l'isola militare di Zmeinyj, in condizioni operative limite per la visibilità e la presenza di un termoclino vistosissimo (dai 25'C in superficie ai 7'C intorno agli 11 m.), permetterà la razionalizzazione degli interventi futuri: gli operatori internazionali sono riusciti a montare un campo di ricerca e a recuperare frammenti ceramici che confermano in parte le notizie storiche dell'isola, antica sede di un tempio dedicato all'eroe Achille.

È a questo punto necessario fornire alcune utili informazioni sull'Isola di Zmeinyj, o Isola dei Serpenti, che si trova adagiata a 45 miglia al largo di Kilija, città situata giusto presso la foce del Danubio, in territorio sovietico.



ALCUNI DATI SULLA SPEDIZIONE
Periodo: 14/28 giugno 1991

Coordinamento: Archeoclub d'Italia Gruppo Novi, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Servizio Tecnico per l'Archeologia subacquea del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, Museo Archeologico di Odessa, Università di 0dessa, Navarex-Agat Odessa

Rotta nel Mar Nero: circa 600 miglia marine – Isola di Zmeinyj – Crimea: golfo Karagik, Capo Tarkhankut, Capo Sudak.

Obiettivi conseguiti: a) ricerche archeosub con prospezioni intorno all'isola di Zmeinyj con rinvenimento di materiale ceramico, rinvenimento di un relitto di probabile epoca medioevale nei pressi di Capo Sudak, in Crimea; b) trasferimento di tecnologia (attrezzature e know-how) nel campo dei beni culturali.

Nave d`appoggio Tibya URSS 1988 (stazza 1500 t, 84 m. di lunghezza, 15 m. di larghezza, 60 mq di laboratori attrezzati, sistemi radar e radio, sistema satellitare per il punto nave, equipaggio di 20 uomini, 10 scienziati italiani e 10 sovietici, centro di calcolo).

Laboratori attivati: archeologico, geologico, fotografico, elaborazione dati, manutenzione attrezzatura sub, didattico 17 giugno 1991 Conferenza Internazionale di presentazione e inaugurazione della spedizione ad Odessa con rappresentanti del Governo e della Accademia delle Scienze Ucraina e con la partecipazione di tutti i più importanti mezzi di informazione sovietici.

L'isola Zmeinyj appare al navigante da molto lontano, sotto forma di coste alte e dirupate, sollevandosi dalle onde con un'altezza variabile tra i 12 e i 30 metri.

La sua superficie è di appena 0,18 Km2. Essa è un avamposto marittimo: un fato illumina le notti del Mar Nero dal 1837. Il primo sommario rilievo topografico risale al 1823 e si deve al certosino lavoro dell'ufficiale della marina russa: l'idrografo Kritskij. Ciò che però la rende singolare è la sua antica destinazione a luogo sacrale, dedicato all'eroe della guerra troiana Achille.
Infatti la posizione di questo lembo di terra lo inseriva in quel grande flusso di persone, materiali, idee e cultura che percorse le correnti di quel mare nelle diverse epoche.
Molte le notizie storiche sul tempio e sul culto dell'Eroe nell'isola, a questo esclusivamente adibita.

Da Pindaro ad Euripide a Filostrato, numerosi autori ci tramandano diversi importanti riferimenti.
E cosi sappiamo della successione storica dei protettorati delle città costiere, quali Olbia e Toma, mentre possiamo intuire la grandiosità e magnificenza del Tempio, ormai distrutto, le cui pietre furono usate il secolo scorso per la costruzione delle installazioni marittime.

L'importanza del sito ha spinto ad intraprendere studi e scavi a partire da quelli condotti nel 1839 dagli ufficiali della guarnigione su ordine del governatore di Bessarabia, Fiodorov. In epoca più recente si sono invece svolte delle regolari campagne da parte dei ricercatori del Museo Archeologico di Odessa che hanno dovuto comunque constatare i danni arrecati dai precedenti approssimativi interventi.

Nel 1989 si è inoltre proceduto ad una campagna di ricerca subacquea, condotta dal gruppo Navarex, guidato da Juri Mourzin che ha dato modo di individuare un sito di ancoraggio e numerosi reperti, tra i quali anfore, ancore di diverso tipo e provenienza, resti marmorei. La direzione del Museo Archeologico di Odessa e i subacquei del Circolo ucraino hanno quindi deciso di contattare l'Archeoclub d'Italia che oltre a garantire professionalità e potenzialità operative, corrisponde alle esigenze di un intervento a tutela e valorizzazione di un bene culturale che non appartiene solo all'Unione Sovietica ma è patrimonio comune della cultura internazionale.

Come si è detto la spedizione non ha toccato solo l'Isola dei Serpenti ma anche alcuni siti in Crimea ove si sono ottenuti i risultati più sensazionali: resti di anfore e pithoi, contenitori e piatti, hanno permesso di individuare un probabile relitto di epoca medioevale (XI-XII sec.)in una baia prossima ai grandiosi resti della fortezza genovese di Sudak, avamposto militare e commerciale della antica
repubblica marinara italiana. Alcuni giorni di lavoro hanno permesso di ottenere una prima descrizione del sito; il materiale recuperato per uno studio più accurato è attualmente conservato presso il Museo Archeologico di Odessa.

Tutto quanto si è appena riportato, costituisce di per sé un motivo di grande interesse per il mondo della scienza e quello della subacquea, ma ancora più importanti sono le prospettive future che l'Archeoclub d'Italia ha aperto per il mondo culturale. Certa di offrire un servizio utile alla collettività, l'Associazione è riuscita a stabilire un primo ponte tra Museo ed Università di Odessa e Università, Dipartimenti e lo stesso Ministero per i Beni Culturali e Ambientali in Italia.
La spedizione Zmeinyj 1991 non rimarrà cosi un fatto isolato ma sarà inquadrata in un concreto piano di lavoro che andrà avanti negli anni, trasformando l'operosa attività di pochi volontari in risultati scientifici. Si prevedono, infatti, scambi di Docenti e Ricercatori, di Mostre itineranti, di pubblicazioni, consolidando il rapporto millenario che esiste tra quelle coste e la nostra Italia, frutto di continui scambi che proprio nel mare trovarono il naturale vettore.

La prima missione effettuata quest'estate non è perciò che un pròdromo di una intensa futura attività.
Essa ha intanto permesso di perseguire i seguenti importantissimi obiettivi:

1) ottenere una prima serie di informazioni complessive sui fondali dell'Isola di Zmeinyj e di alcuni siti in Crimea per pianificare le successive spedizioni comuni. Sono state eseguite prospezioni e si sono rilevati dati archeologici, geologici, biologici, etc. ;

2) sperimentare l'applicazione ad un caso reale di discipline complementari all'archeologia subacquea (es.: informatica, ingegneria, geologia, etc.) ;

3) sperimentare l'operatività di un team archeosub volontario in una missione internazionale e dunque sperimentare una metodologia applicabile in casi analoghi;

4) sperimentare la trasferibilità delle tecnologie di immersione dall'Italia all'Unione Sovietica;

5) sperimentare la possibilità di trasferimento delle tecnologie operative nel campo specifico dell'archeologia subacquea allo scopo di uniformare le metodologie.

Un inverno di studio attende ora gli operatori del gruppo A. Novi che si preparano per la futura seconda spedizione con il prezioso aiuto degli sponsor tra cui ricordiamo:

la Barclays Leasing di Torino, l'ACOGES – Azienda Consortile Gas di Pisa, ed inoltre Il Foto Amatore di Pisa, la Seac di Carasco (GE), la Plastmeccanica-Nimar di Correggio (RE), il Centro Foto-Ottico Subacqueo di Genova, la Provincia di Pisa, Foto Leone di Torino, la Sokkisha di Torino, l'Eurovinil di Grosseto, l'EFFEZ di Fornacette (PI) e la Chasprom Vremex dell'URSS.

GLI OPERATORI DELLA SPEDIZIONE ZMEINYJ 1991

Coordinamento scientifico archeologico
Dott. Serghei Okhotnikov (URSS)

Coordinamento tecnico operativo:
Ing. Orlando Pandolfi (Italia)

Staff:
Luciano Di Lupo (Italia) coordin. videofoto, Dott. Lorenza Saracco (Italia) resp. progetto,
Ing. Juri Mourzin (URSS) contatti autorità.

Operatori italiani:
Giulio Arnò (trasporti), Dott. Piero Dell'Amico (archeologo sub), Dott. Jasmine La Morgia (geologo), Roberto Lucchesi (attrezz. sub), Dott. Francesco Nachira (elab dati), Alessandro Raveggi (oper. spec.), Riccardo Giomi (oper. sub ).

Operatori sovietici:
Alexander Tereshenko, Igor Gontaruk, Pavel Simonenko, Serghei Grabovetskij,
Konstantin Novikov, Vadim Mushta, Vladimir Osadchij

Team logistico a terra (Odessa):
Fabrizio Barsotti (comunicazioni), Dott. Paolo Lorenzini (interprete).

ANTIQUA – anno XVI – Nn.4-5 – Luglio-Ottobre – 1991


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18 maggio 2009

I nostri uomini ad Odessa

di Giovanni Lattanzi
ANTIQUA-Speciale Archeologia Subacquea
1993

Archeoclub d`Italia/I nostri uomini ad OdessaDa alcuni anni Archeoclub d'Italia ha aperto ad Odessa, una delle maggiori città dell`Ucraina, una propria sede. Tra i suoi soci, per i piu ingegneri e ricercatori del Politecnico e dell`Università, vi sono i provetti subacquei del NAVAREX Diving Club di Odessa. Essi, con il supporto tecnico e logistico del Servizio Subacqueo d'Archeoclub e del gruppo sub nazionale «A.Novi», hanno organizzato numerose campagne di prospezione e di ricerca subacquea nelle acque del Mar Nero.

Oltre alle tre operazioni congiunte italo-ucraine, quella del '91 a bordo di una nave da ricerca e le due missioni sulle rovine di Olvija, i soci di Odessa hanno portato a termine alcune campagne di ricerca subacquea autonoma, tra l`altro con notevoli successi scientifici e risultati complessivi piu che lusinghieri.

Nel 92 il gruppo ucraino ha, infatti, organizzato, per la prima volta in piena autonomia operativa, una missione esplorativa nelle acque del Mar Nero. Obiettivo l`isola di Zmeinyj, detta anche isola dei Serpenti, poco piu di 0.2 chilometri quadrati di roccia brulla, sito militare della massima importanza. Si trova dinnanzi alle coste della Crimea ed è sede di una base militare per la sorveglianza radar di un ampio specchio di mare.
Una simile importanza strategica ha fatto sì che l'isola fosse dichiarata off limits a chiunque per molti decenni. Questa situazione d'inviolabilità ha consentito ai suoi fondali di restare totalmente inesplorati. Dopo che i mutamenti politici degli anni scorsi hanno mutato la situazione, numerosi vincoli sono caduti ed e stato cosi che i responsabili della sezione Archeoclub di Odessa hanno potuto iniziare un'esplorazione sistematica delle acque dell'isola.

zet_anchor_rock_6Nell'antichità essa era sede di un importante luogo di culto dedicato all'eroe della guerra contro Troia, Achille, e numerose devono esser state le navi che nel corso dei secoli hanno frequentato le sue coste, cercando un approdo sicuro tra le sue pareti rocciose che si gettano in mare a precipizio.

Due le campagne di ricerca, una nel '92 l'altra lo scorso anno; in entrambi i casi i lavori si sono protratti per circa venti giorni ed hanno permesso ai subacquei di esaminare a palmo a palmo una vasta fascia di fondale intorno a Zmeinyj, rilevando gran parte delle presenze archeologiche esistenti.

In totale sono stati trovati e recuperati ben 50 ceppi d'ancora di piombo di varie dimensioni e tipologia, ed alcuni esemplari in pietra. Tra quelli recuperati vi sono numerosi ceppi a scatola, con e senza perno centrale, alcuni di essi recano, in rilievo, marchi di fabbricazione e simboli di vario tipo; su alcuni esemplari sono evidenti difetti di fusione e fratture di varie dimensioni. I reperti sono in ottimo stato di conservazione e si trovano presso il museo archeologico di Odessa, nell'attesa della musealizzazione. Difficile la loro datazione, anche se si ritiene che si tratti per il piu delle ancore romane e greche.

zet_sub_anch_08I risultati conseguiti dai subacquei della sezione Archeoclub di Odessa sono ancora piu sorprendenti se si considerano le loro condizioni di lavoro; le attrezzature tecniche reperibili sul posto sono a dir poco antiquate, eccezion fatta quelle fornite loro da Archeoclub. A titolo di esempio, tutte le attrezzature specialistiche come gli illuminatori subacquei e le scafandrature per le macchine fotografiche devono essere necessariamente autocostruite, tra l'altro con grande ingegno e maestria, non esistendo alcune di simile in territorio ucraino.


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20 aprile 2009

Olvia sogno perduto

di Jasmine la Morgia
ANTIQUA-Speciale Archeologia Subacquea
1993

Archeoclub d`Italia/Olvia sogno perduto-1Lo si capisce quando si arriva al margine estremo della falesia che si affaccia sul Mar Nero: lì, dove termina la steppa ed inizia il mare, transizione siglata dalla foce del Bug, uno dei fiumi che attraversano la steppa ucraina e si uniscono al più noto Dnepr a pochi chilometri dal mare. Un corso d'acqua è quasi sempre il luogo privilegiato che consente e facilita gli insediamenti e sul Bug – 1'antico Hypanis – si affaccia ancora oggi Olvija «la felice» L'origine greca del nome è esplicita, testimonia 1'arrivo delle colte genti di Mileto in questo lembo di Mediterraneo (anche 1'Olbia sarda e quella francese sono il frutto dell`espansione greca).

Lo spirito pragmatico e scientifico degli ionici aveva visto nelle colonie sul Mar Nero il luogo ove scambiare il grano delle steppe con i prodotti tecnologici di produzione greca (vasellame, utensili), ma, oltre agli interessi commerciali, 1'Olvija pontica, rispetto alle altre colonie della Crimea, si carica di una partico1are importanza e suggestione e diventa per noi, come per i greci, un «sogno perduto».

I Milesi che arrivarono qui nel VII secolo a.C., spinti dalle loro conoscenze astronomiche eArcheoclub d`Italia/Olvia sogno perduto-2 marinare, scelsero Olvija come sede della loro colonia, facendola bella e grande al punto che nel IV secolo a.C. contava 15.000 abitanti. Nel luogo d'incontro tra steppa e mare delimitarono il loro spazio con la costruzione della cinta muraria e del porto, organizzarono la loro vita sociale ed eressero i grandi templi di Zeus ed Apollo Delfinio.

Pero, i greci delle colonie non riuscirono mai ad integrarsi nell'ambiente sociale delle popolazioni locali, intrattenevano fiorenti scambi commerciali e culturali, ma erano lontani da alleanze ed egemonie politico-militari che avrebbero garantito loro la stabilita politica. Così i Geti, popolazione di origine tracia provenienti di penisola balcanica, nel 50 a.C. rasero al suolo la città, soppiantando anche gli originari dominatori di quest'area, gli Sciti.

Gli Sciti erano pastori, fierissimi e dotati di un'arte originale, legata alla loro dimensione etnologica di genti abituate alle durezze dei cicli naturali ed alla forza del loro animale simbolo, il cavallo. Lo «stile animalistico» della loro arte e nello spirito della produzione artistica delle genti nomadi. Con tali elementi gli antichi dominatori sciti contribuirono in modo determinante alla formazione culturale di quest'area. Furono gli Sciti a volere che il sogno di Olvija «la felice» riprendesse dopo la distruzione da parte dei Geti. L'Olvija scitica è, pero, una città diversa, dall'aria rivolta ad Oriente ed è in questo contento che arrivano i Romani, ed è solo grazie alla loro protezione che essa potè conservare la propria indipendenza e la matrice culturale greca.

Ma, l'influenza romana consisteva in concreto in una guarnigione che ben poco potè, o volle, resistere all'invasione dei Goti. Siamo nel III secolo d.C., quando 1'importanza come porto sul Mar Nero e ormai venuta meno a causa del progressivo insabbiamento dovuto all'avanzare della steppa e all'innalzamento del livello del mare, che sommerse le strutture portuali della città.

Archeoclub d`Italia/Olvia sogno perduto-3Olvija non risorgerà piu. Dal IV secolo d.C. è giunta praticamente sigillata fino ai nostri giorni, nonostante le immani predazioni subite. Le pietre delle sue case e dei suoi templi sono state utilizzate come materiale da costruzione, in una regione priva di alberi e cave. Si racconta che gli abitanti di Parutino, il piccolo villaggio a pochi chilometri dalla città, abbiano trovato numero tesori: sicuramente gli scavi iniziati nel 1918 da Farmakovski hanno portato alla luce splendidi monili e vasellame, ma quanto sia stato asportato dai kurgan (le tombe a tumulo scitiche), dai templi o dalle case ellenistiche e storia che può ben essere immaginata.

Olvija, così cancellata dalle carte geografiche e dalla memoria a causa di eventi naturali ed umani, è riemersa dal passato con i contorni di un sogno perduto. Un sogno recuperato grazie all'estrema volontà di un pugno di archeologi ucraini, che faticosamente ne stanno recuperando le tracce perdute.

L`Accademia delle Scienze e I'Istituto Archeologico ucraino hanno scavato l'area greca, la parte ellenistica e quella romana. Ma lavorare in un'area vasta 30 ettari, a 150 chilometri dalla città piu vicina non è semplice, costa denaro e fatica, elemento il primo quasi sempre assente. Per scavare giungono gli universitari di Kiev, ragazzi che scelgono di trascorrere le loro vacanze nel campo archeologico di Olvija, organizzati, come ai tempi degli Sciti in una tendopoli che appare all'improvviso in una valletta del promontorio.

La valle delle jurte (non si tratta delle classiche tende di feltro del Turkestan, ma sono abbastanza simili) sembrava un'immagine strappata al Milione di Marco Polo.

Responsabile sede di OdessaAnche noi di Archeoclub eravamo lì come ambasciatori di una speranza: il recupero, lo studio e la conservazione delle testimonianze del passato è il filo ideale che rende più certe e consapevoli le motivazioni del nostro presente. Mentre gli studenti di Kiev riportavano alla luce le abitazioni sui terrazzi costieri, segno di un preciso gusto estetico paesaggistico di chi le aveva costruire, i subacquei di Archeoclub d'Italia, insieme ai soci ucraini della sede di Odessa, hanno cercato nelle scure acque del Bug le testimonianze dell'antico porto.

Fare archeologia subacquea in Crimea e difficile: uno scavo subacqueo e impegnativo. Occorrono mezzi e tecnici preparati, lo è di piu in un paese straniero e privo di risorse economiche quale 1'Ucraina, ove i colleghi sub di Odessa guardano ammirati le nostre attrezzature. Frutto per loro irraggiungibile del nostro benessere. Cosi fra le difficoltà della lingua, problemi tecnici e condizioni di visibilità quasi nulle riusciamo a confermare la presenza di strutture sommerse, forse legate ai magazzini del porto. Rimane ancora da realizzare la delimitazione della parte sommersa di Olvija, che si valuta sepolta sotto 5 metri di acqua e protesa verso il mare per circa 200 m.

È il sogno perduto di Olvija, il sogno dei coloni milesi, il sogno degli Sciti che la fece risorgere, il sogno degli archeologi ucraini che scavano a terra, il sogno dei subacquei italiani che cercano I'antico porto, è il sogno degli amici ucraini, il gruppo di Odessa ed i ragazzi di Kiev. È l'emozione di un luogo posto ai limiti, là dove si confondono il mare e la steppa.

La missione «Olvija 93» è stata realizzata grazie al supportoArcheoclub d`Italia/Olvia sogno perduto-4 tecnico-scientifico dello STAS (ServizioTecnico per 1'Archeologia Subacquea del Ministero per i Beni Culturali), alla cooperazione scientifica tra 1'archeologo subacqueo Piero Dell'Amico, il professor Kryzhitskij, la dottoressa V.Krapivina dell`Accademia delle Scienze della Repubblica Ucraina ed il Museo Archeologico di Odessa.

La collaborazione tecnica e la solidarietà umana tra il Club Navarex di Odessa, che costituisce la locale sezione di Archeoclub, ed il gruppo «A. Novi», hanno concretizzato gli obiettivi della collaborazione italo-ucraina.

La missione è stata resa possibile dal supporto delle società Think Pink e De Longhi.

È IL SOGNO PERDUTO DI OLVIJA, IL SOGNO DEI COLONI MILESI, IL SOGNO DEGLI SCITI CHE LA FECERO RISORGERE, IL SOGNO DEGLI ARCHEOLOGI UCRAINI CHE SCAVANO A TERRA, IL SOGNO DEI SUBACQUEI ITALIANI CHE CERCANO L'ANTICO PORTO, E IL SOGNO DEGLI AMICI UCRAINI, I RAGAZZI DI ODESSA E DI KIEV


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10 marzo 2009

La prima spedizione archeosub italo-sovietica nel Mar Nero 1991

ARCHEOCLUB D’ITALIA ZMEINYJ 1991Incontro Museo Archeologico di Odessa

Sezione Subacquea
Gruppo Antonio Novi
1991
Sala Consiliare della
Provincia di Pisa
19 ottobre 1991, ore 11:30
Piazza Vittorio Emanuele, 2 - 56100 Pisa

Il Gruppo subacqueo “A. Novi”, dell’Archeoclub d’Italia, ed il Navarex Club d'Odessa (URSS/Ucraina), hanno eseguito dal 14/6 al 30/6 1991 una spedizione archeologica subacquea italo-sovietica nelle acque del Mar Nero.

Le prospezioni, effettuate sui fondali antistanti l’Isola di Zmeinyj, un tempo dedicata al culto di Achille, e lungo le coste della Crimea, in prossimità delle antiche colonie genovesi, hanno portato al ritrovamento di un relitto medioevale e di un gran numero di reperti ceramici vari.

Nel corso di quest'incontro saranno quindi presentati i risultati scientifici, culturali e sociali di tale operazione, e gli sviluppi futuri che essa potrà avere. Ci si soffermerà inoltre sugli aspetti organizzativi e della gestione che una tale spedizione comporta. Particolare accento sarà dato all'interazione con il gruppo subacqueo sovietico ed ai rapporti con le autorità locali, questi ultimi alquanto delicati specie nei pressi dell’Isola militare di Zmeinyj.

Una proiezione di materiale videofotografico, subacqueo e non, illustrerà le varie fasi della missione. La spedizione Zmeinyj novantuno, prima di una serie d'interessanti collaborazioni nell’ambito di un accordo culturale triennale, è organizzata da:

- ltalia Gruppo “Antonio Novi” dell’Archeoclub d’Italia, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali;
- USSR/Ucraina Club Agat-Navarex d'Odessa, Università di Odessa, Museo Archeologico di Odessa.Nave TibyaLa spedizione ha solcato le acque del Mar Nero, percorrendo circa 600 miglia nautiche con l’ausilio di una nave appoggio di 80 metri di lunghezza, venti uomini d'equipaggio c completamente attrezzata per il supporto alla ricerca archeosub. Sono eseguite più di un centinaio d'immersioni, rigorosamente documentati.

Il team di ricerca era composto da dieci operatori italiani ed otto sovietici, un interprete cd uno staff di coordinamento composto dall’ing. Orlando Pandolfi (responsabili operativo), dal Dr. Sergei Ohotnikov, (Responsabile Scientifico), da Luciano Di Lupo (responsabile video-fotosub), dalla dr.ssa Lorenza Saracco (coordinatrice progetto Zmeinyj 91) e da Juri Murzin (responsabile contatti con autorità locali). Gli altri operatori della componente italiana erano: Giulio Arnò (trasporti), dott. Piero Dell’Amico (archeologo sub), dott. Jasmine La Morgia (geologo), Roberto Lucchesi (attrezzature subacquee), dott. Francesco Nachira (elaborazione dati), Alessandro Raveggi (operatore specializzato), Riccardo Giomi (operatore subacqueo).

La spedizione Zmeinyj 91 aveva, come primo obiettivo la prospezione di numerosi siti che mai prima stati controllati con le metodologie standard di ricerca archeologica subacquea.

Team sul bordo di TibiaAltro obiettivo era il trasferimento di tecnologia tra il team italiano e quel sovietico. In tale ottica sono state consegnate 6 attrezzature subacquee italiane al team sovietico, ed i loro operatori sono stati addestrati all’uso delle stesse.

Il lavoro, svolto presso l’isola di Zmeinyj, in condizioni operative limite per la visibilità e la presenza di un abbondante termoclino (da 25’ C in superficie a 7’ C oltre gli 11 m), permetterà di razionalizzare gli interventi futuri. Gli operatori sono riusciti a montare un campo di ricerca ed a recuperare frammenti ceramici che confermano in parte le notizie storiche sull’isola, antica sede di un tempio dedicato all’eroe Achille.

I risultati più importanti si sono però avuti in uno dei siti esplorati in Crimea: resti d'anfore e pithoi, contenitori e piatti, hanno permesso di individuare un probabile relitto d'epoca medievale (XI-XII sec.) in una baia prossima ai grandiosi resti della fortezza genovese di Sudak, avamposto militare e commerciale dell’antica repubblica marinara italiana. Alcuni giorni di lavoro hanno permesso di ottenere una prima descrizione del sito; il materiale recuperato per permettere uno studio più accurato, è in questo periodo conservato presso il Museo Archeologico d'Odessa.

La spedizione ha destato enorme interesse in Unione Sovietica e stata commentata da vari quotidiani, dalla televisione pansovietica e da quell'ucraina.

L’operazione è stata resa possibile anche grazie a supporto tecnico e finanziario dei seguenti sponsor:

Barclays Leasing, Torino; ACOGES-Azienda Consortile Gas, Pisa; Il Fotoamatore, Pisa; Seac Diving Pro, Carasco (GE); Plastmeccanica-Nimar, Correggio (RE); Centro Foto-ottico Subacqueo, Genova; Provincia di Pisa; Sokkisha, Torino; Foto Leone, Torino; Eurovinil, Grosseto; EFFE2, Fornacette (PI); Chasprom-Vremex, USSR.


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10 luglio 2008

Operazione Mar Nero 1992

di Giovanni Lattanzi
ANTIQUA-Speciale Archeologia Subacquea
1993
Archeoclub d`Italia/Operazione Mar NeroÈ ormai universalmente assodato che i beni culturali, ivi inclusi quelli sommersi, non sono patrimonio esclusivo delle singole nazioni sui cui territorio vengono scoperti, bensì ricchezza dell`intera umanità.

La loro musealizzazione permette, infatti, che di essi godano tutti i visitatori ed i viaggiatori, da qualunque parte del mondo provengano; anzi, viene sfruttata al meglio per richiamare i turisti.
Ma se, per quanto riguarda per godibilità della memoria storica, le frontiere sono ormai cadute? Lo stesso non si può dire nel campo della ricerca e dello studio dei siti.

Da un lato, esistono ancora, in varie parti del mondo, gelosie ed avversità nei confronti dei colleghi studiosi ed una malcelata voglia di chiudere agli "intrusi" i propri scavi, dall` altro si assiste tuttora a veri e propri episodi di colonizzazione e di predominio di missione straniere in terra altrui, specialmente nei paesi in via di sviluppo.

D`altro canto, uno dei principali fattori di crescita culturale e professionale in questo settore è proprio lo scambio d'esperienze operative. Se questo è vero per l`archeologia terrestre, lo è ancor di più di quella subacquea. 
In quest'ottica s'inquadra il lavoro che responsabili di Archeoclub d`Italia stanno compiendo da anni in terra Ucraina, e piu in generale i contatti che l`associazione sta perfezionando e rendendo operativi con i paesi esteri.

Dopo mesi di trattative ed incontri ai massimi livelli, nel 1990 Archeoclub ha sottoscritto un importante protocollo di intesa e di collaborazione scientifica con l`Accademia delle Scienze di Kiev-Ucraina e con Museo Archeologico di Odessa, coinvolgendo nell`iniziative lo STAS ( Servizio Tecnico per l`Archeologia Subacquea del Ministero dei Beni Culturali) e l`istituto italiano di Preistoria e Protostoria.
Quest`accordo, attraverso missioni operative comuni, l`apertura di una sede Archeoclub di Odessa, conferenze, seminari mira alla creazione di una "archeologia subacquea" Ucraina, attraverso la formazione di un gruppo di tecnici subacquei locali molto specializzati e collegati alle autorità competenti.

Nel 1991, dopo un anno di preparazione, la prima missione congiunta a bordo della nave di ricerca (a quel tempo sovietica) Tibya, per esplorare le coste della Crimea. L`anno seguente, con l`operazione Olvija 92, la missione italo-ucraina affronta i segreti della laguna di Olvija; pochi mesi prima i subacquei della sede Archeoclub di Odessa avevano esplorato, con gran successo, le acque di Zmeinyj, un'isola sul Mar Nero. Nel 1993 sono ripetute entrambe operazioni dell`anno precedente.

Tre soli anni di lavoro hanno permesso di raggiungere risultati enormi: l`apertura ad Odessa di una sede Archeoclub, la creazione sul posto di un gruppo di volontari subacquei altamente specializzati,
la positiva sperimentazione di metodiche in grado di far operare con il massimo risultato un team archeologico subacqueo internazionale, il trasferimento di know-how in un settore cosi specialistico come quella della ricerca subacquea, un`area quasi totalmente inesplorata dal punto di vista archeologico quale è Mar Nero.
Notevole interesse dimostrato dallo STAS nei confronti di questa iniziativa, che si pone come progetto pilota nel campo della collaborazione internazionale per l`archeologia subacquea.

Il vice direttore del Servizio, il dottore Claudio Moccheggiani Carpano, per fornire il suoMissione Olbia 1992 prezioso contribuito scientifico, ha partecipato personalmente ad alcune delle fasi preparatorie delle operazioni e alla missione congiunta Olvija 92.
Il successo dell`iniziativa dell`Archeoclub, stata vittoriosa dove altri hanno fallito, oltrechè al loro impegno e alla loro professionalità, è dovuto in larga misura alla filosofia che ha guidato gli sforzi dei suoi responsabili: collaborazione su basi di parità, rispetto per la tradizione scientifica locale, trasferimento integrale di tecnologia e metodiche. 

I ragazzi di Odessa sono, infatti, ormai parte integrante del Servizio Subacqueo di Archeoclub e non una realtà indefinita necessaria solamente per fornire appoggio logistico per "stranieri".


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10 maggio 2008

Archeoclub d`Italia Sezione Subacquea

ARCHEOCLUB D`ITALIA ENTE MORALE SEZIONE DI ARCHEOLOGIA SUBACQUEA

Archeoclub d`Italia-Sezione Subacquea-1Il mare e le acque insieme sono uno scrigno inesauribile di testimonianze del nostro passato.
Le onde delle rotte marittime e le acque dei laghi hanno, infatti, accolto per millenni la massima parte dei commerci che hanno sviluppato la nostra civiltà. Contribuire a svelare la storia con prove scientifiche è il compito dell`archeologo subacqueo.

L'Archeoclub d Italia dispone di una efficiente Sezione Subacquea che opera a livello nazionale ed internazionale con specifici campi di ricerca attraverso un Ufficio Centrale un Gruppo di Pronto Intervento ("A Novi") e le Sedi Locali.

Gli uomini della Sezione hanno nello suo attivo migliaia di ore d`immersione sia nei mari italiani che all`estero esprimendo una delle maggiori realtà del volontariato specializzato.
Corsi e seminari hanno i1 compito di addestrare i soci. Infatti, in un settore cosi particolare, è sempre necessario 1`aggiornamento: un campo di ricerca archeosub costituisce una sistema complesso di attività che devono essere indirizzate, coordinate regolate sia dal punto di vista scientifico che da quello operativo.

Alla pura visione tecnica del problema deve poi associarsi constatazione della ricaduta culturale sociale di una attività che implica saldi i fattivi rapporti tra Enti pubblici e volontariato. La tutela e valorizzazione dei Beni culturali devono necessariamente passare anche dalla effettiva presa di coscienza del cittadino: nulla di meglio se il cittadino è "informato" e viene reso partecipe della fruizione del Bene.
Per questo la Sezione subacquea sta operando nel rispetto di precise linee di intervento, con il coordinamento centrale dell`Istr.Vincenzo Abate e dell`Ing. Orlando Pandolfi.

Professionalità.

Gli operatori dell`Archeoclub forniscono alle istituzioni un prezioso apporto di volontariato specializzato: essi hanno come costante obiettivo la professionalità degli interventi, nella loro veste di tecnici. La presenza di architetti, ingegneri, informatici,geologi e tecnici di varia estrazione, qualifica il potenziale di intervento. Ne segue che questo tipo di volontariato è adeguato ad un suo uso strategico da parte delle istituzioni, in un rapporto di completa armonia progettuale e operativa. 
Il Servizio Tecnico per l`Archeologia Subacquea del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali e le Soprintendenze sono interlocutori privilegiati.

Standarts specifici didattici e di intervento per garantire la costante sicurezza in acqua degli operatori ed altresì per omogeneizzare le procedure di intervento. L`Archeoclub d`Italia ha adottato gli standard internazionali di immersione sportiva che sono corretti volta per volta adottandole alle esigenze specifiche della singola operazione. Per quanto riguarda le tecniche operative sono in corso di adozione appositi moduli per i tipi di intervento più comuni. 

Impegno nella valorizzazione dei beni culturali sommersi.

Se è compito preciso dello Stato la Tutela di questi Beni, è altresì compito degli Enti locali gestire e programmare la politica di valorizzazione.
Il volontariato offre la sua operatività a queste strutture e collabora attivamente con esse per ottenere una corretta fruizione del patrimonio collettivo.

Costante attenzione alle tematiche ambientali.

In questo campo la Sezione subacquea ha organizzato una Commissione Ambiente al fine di promuovere tutte le iniziative che definiscono in modo corretto l`interazione tra volontariato culturale e ambiente. 
Bisogna inoltre ricordare come l`Archeoclub d`Italia abbia ormai un curriculum operativo già molto consistente diffuso su tutto il territorio nazionale. Di esso, per brevità sintetizziamo le attività più importanti o perlomeno più conosciute:

- 2 campagne di rilevamento e scavo di un relitto di oneraria romana presso la Secca dei Mattoni ( isola di Ponza);

- campagne di ricognizione, rilevamento e recupero in Sicilia, Lazio, Calabria, Sardegna, Toscana e Liguria;
Archeoclub d`Italia-Sezione Subacquea-2
- attività didattica e formativa che ha interessato decine di soci in diverse zone Italia;

- attività seminariale e organizzazione o diretto intervento a numerose giornate di studio e convegni;

- una missione congiunta italo-sovietica, di ricognizione, rilevamento e recupero, nelle acque del Mar Nero, nell`ambito di una collaborazione instaurata tra Archeoclub d`Italia, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Servizio Tecnico per l`Archeologia Subacquea del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali e il Navarex Club Agat di Odessa, il Museo Archeologico di Odessa, Accademia delle Scienze di Ucraina.

A CURA DELL`UFFICIO STAMPA DELL`ARCHEOCLUB, 1993


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10 febbraio 2008

Isola Zmeinyj In Mare Nero

ZMEINYJ ISLAND: THE PROBLEMS OF RESEARCH AND PROTECTION
Serghej Okhotnikov, Anatoly Ostroverkhov

Black Sea/island Zmeinyj-Snake islandZmeinyj island-Snake island- situated in the north-western part of the Black Sea, despite its small size (around 17 hectares), attracts rapt attention of researchers because of a number of reasons.

Firstly, it is the only island of tectonic origin in the Black Sea. Because of its natural features the island has been included in the Ukrainian Register of Geological Monuments [3, p 96-97, No 473]. From the ecological and biological aspects, the island is a most important nesting site of migrant birds in Europe [7, p 268].

However most of all Zmeinyj is interesting as a historical and cultural site. During the antique epoch its name was Leuke, ie 'White’; here was a sanctuary of god-hero Achilles, well known from Homer’s Iliad. About this temple the prominent ancient scientists and poets wrote – Arctinus, Aristotle, Arrian, Euripides, Pausanias, Pliniy, Strabo, Philostratos and many others. The Roman Empire kept some units of its legions and sea squadrons on the island [5].
With the dissemination of the Christianity the sanctuary had lost its significance. Zmeinyj turned into a convenient anchorage place for ships. Byzantine ships pulled up to the island; Slavic ceramics of the IX – XII centuries was found there. The thing is that the island laid on the route ‘from the Varangians to the Greeks’. It is quite possible that during campaigns of the Kievan princes against Tzargrad (Constantinople) it served a station for the Russian boats.
In the written medieval sources the island is mentioned for the first time in the mid XIII century under the name of Filoksia. Later, in the XIV – XVI centuries, on maps by P Vesconte, A Bianco, on so called ‘C Columbus’ map’ and in many portolans of that period it is designated under the name of Fidonisi, Fudnis, Fudonis, Fidoniksi and at last Fidonisi. The last name had been in use in Europe during many centuries and when the Ottoman Empire dominated in the Black Sea region the island was called Ilan-Ada that means ‘Cerpents’ island’ (the same meaning has all the above names of the island) [6, p 54-57].
A brief description of the island was made by famous traveller of the XVII century G L de Boplan [2, p 49]. Glazed ceramics found on Zmeinyj island dates back to the same time. Over there a stone vault with the buried in chain mail was discovered and an iron galley anchor dated back to the XVIII century was lifted from the water. Two headstones of Cossacks dated back to the XVII-XVIII centuries and emplaced probably during raids of the Zaporozhian Sech to Turkey were discovered on the island [1].
In 1788, the Russian fleet defeated the Turkish squadron at Fidonisi. One of the ships was in command of F F Ushakov who later on became a Russian admiral [4, p 36, 166]. During the Crimean War of 1853-1856 the island hosted a meeting of allies which preceded the siege of Sevastopol.

Black sea-Snake island-Island Zmeinyj mapUpon decision of the Congress of Paris which took place after this war, the right bank territory of the lower Danube and Zmeinyj which had belonged to Russia from 1828 till 1856 were restored to Turkey and from 1879 the island became the Romanian territory.
In World War I (1914-1918) Russia and Romania acted as allies and this place accommodated a joint garrison later on attacked by German cruiser Breslau. Torpedo-boat destroyer Lieutenant Zatsarennyi got blown up and sunk because of the mines laid by the cruiser. Russian ships Militina and Petr Darsy were destroyed in this locality. To commemorate them, an obelisk (Fig 2.1) and memorial boards were emplaced on the Island. A similar board was emplaced to commemorate the crew of submarine Maliutka, which sank during the Great Patriotic War in 1941.

Finally one more object of note on Zmeinyj – a lighthouse designed by architect Akroid and built in 1843. This is an extraordinary architectural edifice of octagonal form with a glass lantern on the top (Fig 1.1; 2.1).
Hence Zmeinyj island is a unique site where the ancient and modern history, ecology, geology and geography of the Black Sea have tightly interlaced.

However the state of this cultural and historical heritage is far from being satisfactory.
The archaeological layer got damaged due to modern unregulated construction efforts. Lately scientific research on Zmeinyj has had irregular character because of the lack of funds required to arrange supplies and for archaeological work itself.
Underwater investigations have gained an especially great importance there; during these investigations a collection of ancient antique anchors (around 50) being the biggest in the Black Sea region, numerous ceramic articles and other items were discovered within the Island water area.
In 1998, the authors supported by the Cultural Heritage Protection Department within Odessa Regional State Administration and jointly with Navarex archaeological club made an investigation of the Northern Bay of Zmeinyj. During This investigation resulted in the discovery of some more lead anchors the earliest of which dates back to VI-V centuries BC.
Findings of antique amphorae in this locality are under way. The last year three articles found on the seabed were delivered to the museum. All of them date back to the IV – III centuries BC. Several graffiti on amphora fragments and the black lacquered ware (Fig 3) were found on the land territory.

The said above urges not only to proceed with scientific research. It is necessary to bring all the activities being under way on the island and in its sea area, especially started lately, under strict control of the state, to give possibility to all organizations concerned - and to archaeological ones in the first place - to freely carry out necessary research there. The solution is seen in getting a special status (besides military) for Zmeinyj – the status of reserve or national park or any other which would allow saving a remarkable monument of our country’s history from ultimate destruction that is, in fact, is required by the Ukraine’s Protection and Use of Historical and Cultural Monuments Act (Articles 34 – 37).

References:

1. Архив ОАМ. - № 59182.
(Odessa Archaeological Museum's Archives – No 59182.)
2. Боплан де Г.Л. Опис України. – К.: Либідь, 1990. – 129 с.
(G L de Boplan. The Description of Ukraine. – Kiev: Lybid, 1990. - 129 p.)
3. Геологические памятники Украины. Справочник-путеводитель. – К.: Наук. думка, 1985. – 222 с.
(Geological Memorials of Ukraine. Reference and guide book. – Kiev: Naukova Dumka, 1985. – 222 p.)
4. Золотарев В.А., Козлов И.Д. Российский военный флот на Черном море и Восточном Средиземноморье. – М.: Наука, 1988. – 287 с.
(V A Zolotarev, I D Kozlov. The Russian Navy at the Black Sea and in the Eastern Mediterranean Region. - Moscow: Nauka, 1988. - 287 p.)
5. Охотников С.Б., Островерхов А.С. Святилище Ахилла на острове Левке (Змеином). – К.: Наук. Думка, 1993. – 139 с.
(S B Okhotnikov, A S Ostroverkhov. The Achilles’ Sanctuary on Leuke (Zmeinyj) Island. – Kiev: Naukova Dumka, 1993 – 139 p)
6. Охотников С.Б. Остров Змеиный в античное время и средние века. // Записки исторического факультета ОГУ им. И.И. Мечникова. Вып. 3. – Одесса, 1996. – С. 46—59.
(S B Okhotnikov. Zmeinyj Island in the Antiquity and in the Middle Ages // Odessa National University. Notes of the Faculty of History. – Issue 3. – Odessa, 1996. – P 46-59)
7. Черное море. Сборник. – Л.: Судостроение, 1983. – 286 с.(The Black Sea. Collection. – Leningrad: Sudostroienie, 1983 – 286 p)


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